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INTERVENTI di quest'anno

ARCHIVIO INTERVENTI 1999

Prima di tutto il titolo del vs. website "Gesu o il Corano" e un po' come dire; "New York City o New York?"

Gesù, il profeta e Messia, e' GIA' INCORPORATA nel Corano. Il Messia e' bene conosciuto tra i Musulmani. Perciò e assurdo dire: Gesù OPPURE il Corano.

"E quando gli angeli dissero a Maria: `O Maria, Iddio t'annunzia la buona novella d'una Parola che viene da Lui,e il cui nome sara IL CRISTO, GESU' figlio di Maria, eminente in questo mondo e nell'altro e uno dei piu' vicini a Dio." 3:45 <<<

Aprile 1999

RISPOSTA

A tal proposito si prega di leggere l'articolo "Come si rivela Dio?"


GLORIA AL SIGNORE CHE RISORTO CALPESTANDO LA MORTE CON LA MORTE DONANDOCI LA VITA HALELLUIA AMEN

BUONGIORNO
IO HO ESTUDIATO L'ISLAM PER 40 ANNI COME CRISTIANO ED HO UNA MAREA INFINITA D'INFORMAZIONI SULLA RISPOSTA,CON L'AIUTO DI GESU. 1) GESU E' RISORTO, QUINDI E' VIVO,MENTRE MAHOMETTO E MORTO. QUNDI LA DIFFERENZA TRA I DUE E' LA STESSA DIFFERENZA CHE C'E' TRA UNA LAMPADA CHE FUNZIONA E L'ALTRA NO, INOLTRE IL SIGIORE HA CREATO L'UOMO E LA DONNA,NON UN UOMO E 60 MOGLI COME LE BESTIE, INOLTRE GESU' DISSE FAI ATTENZIONE AI FALSI PROFETTI, IO SONO SCAPPATO DAL MIO PAESE GRAZIE AL CORANO, DOVE C'E' SCRITTO. ANDATE A PORTARE LA DISGRAZIA AL POPOLO,E DOVE ENTRATE PORTATE ROVINA.

N.B. Questo testo è stato corretto nella forma (l'originale era scritto da un non madre lingua)

Luglio 1999


Ho letto qualcosa a proposito del vostro studio sulla falsita dell corano vi siete girati e rigirati solo su un fato consilio di vedere qualcosa sulla scienza nel corano la cosa tramite la quale allah l'altissimo ha detto che si confermera il corano mi faro sentire e perfavore non menzzionate la sunnah prima del corano le donne solo nel islam hano uno propiuo spazio

Settembre 1999


Non ho avuto ankora un segnio di vita da parte vostra, non vorrei che il cosideto dialogo o conversazzione sia unidirezzionale. ma comunque spero che siate cercando la gusta via. aproposito dell; Maometto analfbeta o no? non ci dovrebero essere dubbi per me e mussulmani a seguito, Muhammad ( che la pace e la benedizione del'Altissimo siano su di lui)era analfabeta prima della rivellazzione dell Corano poi dopo lui fu diventato piu saggio. Infati quando li fu rivelato il Corano tramite Gabriele (as) li fu detto "leggi". Gli hadith da voi citatti si riferiscono al periodo doppo e durante la rivellazzione.Poi avrete letto che durante unhodei viaggi che fecce Maometto (s.a.v)si dice che li fu lavatto il petto con l'acqua di Zemzen e li fu donato una cesata di "saggezza".Poi nel periodo quando si sposo con Khatigia lui non era notto per le sue doti comerciali o pure non era quella la cosa che lo fecce noto ma per le sue dotte di gustizzia e per le quali fu chiamato in causa per giudicare su una causa dal padre di Khatigia. Se mostrerete interesse magari continueremo la conversazione e forse avremo l'oportunitta di guidare l'un l'altri nelle retta via! Che Allah l'Altissimo sia giudice tra di noi e ci ispiri sempre e solo ala verita!

RISPOSTA

Caro amico,

non ricordavo di aver ricevuto la tua lettera a tuo nome. Il tuo nome l'ho vedo per la prima volta. Comunque scusami per il contrattempo. Maometto, come poteva fare il commerciante se non sapeva leggere e scrivere? Come poteva essere illetterato se apparteneva alla tribù dei Coreisciti, la tribù più eloquente nella lingua araba? Potresti immagginare un figlio di studiosi o di professori crescer senza saper leggere e scrivere? Non sono bugie che vi fanno credere i teologi musulmani?

A questo proposito, puoi leggere quel che è scritto nella Taurat al capitolo 13 dal verso 1 al 5: Dio, il Creatore del Cielo e della terra nella la Bibbia ci ha dato, migliaia di anni prima che nasceva Maometto, come possiamo riconoscere chi è un FALSO profeta.

Se non leggi questo capitolo nella Bibbia, nel giorno del Giudizio non avrai un avvocato per salvarti. Da oggi sei obbligato a leggerlo. Se non hai la Bibbia puoi leggere il capitolo quì sotto (e se me la chiedi per controllare te la posso mandare gratis):

"Quando sorgerà in mezzo a te un profeta o un sognatore che ti annunzia un segno o un prodigio, e il segno o il prodigio di cui t'avrà parlato si compie, ed egli ti dice: "Andiamo dietro a dèi stranieri che tu non hai mai conosciuto, e serviamoli", tu non darai retta alle parole di quel profeta o di quel sognatore; perché il Signore, il vostro Dio, vi mette alla prova per sapere se amate il Signore, il vostro Dio, con tutto il vostro cuore e con tutta l'anima vostra. Seguirete il Signore, il vostro Dio, lo temerete, osserverete i suoi comandamenti, ubbidirete alla sua voce, lo servirete e vi terrete stretti a lui. Quel profeta o quel sognatore sarà messo a morte, perché avrà predicato l'apostasia dal Signore Dio vostro, che vi ha fatti uscire dal paese d'Egitto e vi ha liberati dalla casa di schiavitù, per spingerti fuori della via per la quale il Signore, il tuo Dio, ti ha ordinato di camminare. Così toglierai il male di mezzo a te."

CONCLUSIONE: 1)Dio ci dice che un falso profeta parlerà di un altro Dio...Maometto ha parlato di un dio che non è nella Bibbia e di cui nemmeno Abramo, Mosè, Gesù hanno mai parlato. Il nome di Dio è YHWE, Dio stesso si è presentato ad Abramo con questo nome!!!!!!!! Non Allah!!!!!! 2)Anche se maometto non sapeva leggere ricordati che anche satana poteva insegnarli a scrivere. Non sai che anche satana può fare miracoli pur di ingannare i suoi schiavi? Perdonami della mia franchezza e se non mi preoccupo dei tuoi sentimenti...mi preoccupo molto di più della tua anima e vorrei vederti salvato. Mi è necessario scriverti così...per amore. 3)Per chiarire, voi musulmani non potete guidarci alla verità...solo Gesù può farlo se voi leggete il Vangelo. Infatti Gesù disse: Io sono… la Verità. 4) Per ultimo: non affidarti a tutti i miracoli come supposti della genuinità del segno di Dio…anche satana compie miracoli pur di provare a trascinare persone sincere all'inferno. Se ha provato a incastrare con i miracoli Gesù quando lo tentò nel deserto, non tenterà molto di più ancora con noi e con te?

Se vuoi sapere di più per favore scrivimi

Con affetto Bescir al-mesihh

RISPOSTA ALLA RISPOSTA

Allora è vero che Maometto(as) apparteneva alla tribù dei Qourejsh ma come ben saprete dopo la sua nascita, orfano di padre, è stato mandato nel deserto a crescere da una donna chiamata Hamilah la quale era anche la sua allatatrice, secondo la loro usanza. Lì, al' età di tre anni ricevette la visita di due uomini gli quali li aprirono il petto e glielo pulirono con la neve che avevano con se in un recipiente d'oro poi li presero il cuore e tolsero un piccolo grumolo nero che era attaccato all cuore e lo buttarono via. Questo e stato riferito dal fratello di latte che era li vicino quando si compieva il fatto. Riferii ciò a sua madre (Hamilah) e lei spaventata da questa cosa riporto Maometto(as) da sua madre Amina , la quale poi mori quando Maometto(as) aveva 6 anni. Dopo la sua morte Maometto(as) visse con il nonno Abd al-Mutalib per due anni. Dopo la morte del nonno andò da suo zio Abu Talib il quale aveva una famiglia molto numerosa ed' era abastanza povero. Quindi in queste condizioni ci sono le premesse che, essendo cresciuto in una famiglia non ricca e benestante poteva essere un illetterato? Certo.   Lo zio lo portavo spesso con se nei suoi viaggi e quando Maometto(as) aveva 10 anni lo porto con se in un viaggio che li doveva portare in Siria. Sulla strada per Siria, a Bosra incontrarono un monaco cristiano chiamato Bahira il quale era a conoscenza di vecchie scritture ed avendo visto che una nuvola faceva ombra solo sul Maometto(as), s'interesso sul suo nome e chiamo poi Abu Talib e gli disse che quel bambino sarebbe stato il profeta degli arabi. Chiese allo zio di non dire niente su questa cosa e cosi loro continuarono il camino.  In ogni caso Maometto(as) non era un commerciante ma solo un o che guidava le carovane un cammelliere ed era conosciuto poi in età adulta come Al-Amin (il fidato, l'onesto) ed era questa una delle qualità che attirarono Khatija.  Quel pezzo della Torah è stata la causa o la pretesa della persecuzione di Jesu (as). Se la gente, i miscredenti oppure quelli che non sono ben guidati, hanno sbagliato allora ne sia certo che sbagliano anche sul fatto di Mohammad (che la pace e la benedizione di Dio siano con lui ).  Sulle sue presupposizioni spero di aver portato delle altre che possono dire il contrario.  Sicuramente per me il fatto che Maometto(as) era un illetterato oppure no non m'influenza molto, perché l'autenticità del Corano come miracolo di Dio l'Altissimo e l'Unico Reggente e Creatore del'Universo si può provare altrimenti, con la scienza, ed io vi mostrerò qualcosa ma non oggi perché è finito il tempo che avevo in disposizione, in ogni modo qui ce qualcosa di più dettagliato che parla anche del pricipio della storia.    Il Profeta Muhammad (S.a.s.)   Secondo la tradizione, il patriarca Abramo condusse Agar e il loro figlio Ismaele (su  di loro sia la Pace) verso l'interno dell'immenso deserto a nord della penisola Araba,   in una desolata valle a sud della terra di Canaan. Vennero presi dalla sete e Agar,   temendo per la vita del bambino, salì su una roccia per vedere se vi fosse qualcuno  che poteva aiutarli. Non vedendo nessuno corse verso un altura, anche questa volta  senza esito. In preda al panico, la donna corse sette volte da un punto all'altro, finché  alla fine della settima corsa, stremata, sedette a riposare su una roccia. Apparve  l'angelo, che le ordinò di alzarsi e di sollevare il fanciullo. Le annunciò che Dio  avrebbe creato, per mezzo di Ismaele, una grande nazione. Quando riaprì gli occhi,  Agar vide una sorgente d'acqua scaturire dalla sabbia proprio nel punto in cui in  tallone del bambino aveva premuto il terreno.    Da allora la valle divenne luogo di sosta per le carovane che percorrevano il deserto,  poiché l'acqua era buona e abbondante: il pozzo prese il nome di Zamzam. Un giorno  Abramo fece visita al figlio e Dio gli mostrò il punto esatto, vicina al pozzo, sul quale  lui e Ismaele dovevano edificare un santuario. Spiegò loro come doveva essere  costruito: il nome dell'edificio, derivato dalla sua forma, sarebbe stato Ka'bah, ovvero  cubo. I quattro angoli dovevano essere orientati secondo i punti cardinali, e in quello  orientale doveva essere collocata l'oggetto più santo: una pietra d'origine celeste e di  colore nero. II grande pellegrinaggio alla Mecca, così come venne istituito da Abramo,  doveva avere luogo una volta l'anno, ma altri minori potevano essere compiuti in  qualsiasi momento. In numero sempre crescente, da tutte le patti dell'Arabia e da altri  paesi, i pellegrini iniziarano il loro afflusso alla Mecca.   Il pellegrinaggio. Quando l'edificio della Ka'bah fu completato, Dio comandò ad  Abramo di istituire il rito del pellegrinaggio alla Mecca:   "Purifica la Mia Casa per coloro che vi compiono circumambulazione, si fermano in  piedi vicino ad essa e si inchinano e fanno le prostrazioni.   E proclama agli uomini il pellegrinaggio, in modo che essi possano venire a te su snelli  cammelli, da ogni profonda vallata" (Corano XXII, vv. 26-27).   Con il passare dei secoli, e per vari motivi, la purezza del culto al Dio unico andò  perdendosi. Anche il pozzo di Zamzam fu soppresso.   Il pozzo di Zamzam. Adiacente al lato nordoccidentale della  Ka'bah c'è un piccolo spiazzo detto Hijr Ismà'il, perché sotto  le pietre che lo pavimentano si trovano le tombe di Ismaele e  Agar. Una notte 'Abd al-Muttalib, mentre dormiva in quel   luogo, come amava fare per essere più vicino possibile alla  Casa di Dio, ebbe la visione di una figura che gli ordinava di  scavare il pozzo di Zamzam, dopo avergli dato le indicazioni  per trovarlo. Con il ritrovamento del pozzo venne alla luce  anche il tesoro sepolto sotto la sabbia. Con abilità e coraggio  'Abd al-Muttalib riuscì a scongiurare lo scontro tra i clan. Da  allora fu stabilito che fosse il clan di Hàshim a prendere in  custodia il pozzo di Zamzam.     Diretti responsabili furono i membri della tribù di Giurhum, proveniente dalla Yemen.  I Giurhum si erano assicurati il controllo della Mecca, e i discendenti di Abramo lo  avevano tollerato, perché una moglie di Ismaele apparteneva a quella tribù. Ma venne  un tempo in cui i Giurhum cominciarono a commettere ogni sorta di iniquità, tanto da  finire cacciati dalla città. Prima di partire, riempirono il pozzo con parte del tesoro del  Santuario e lo coprirono di sabbia. Dopo di loro, divennero Signori della Mecca i  Khuza'ah, una tribù araba discendente da Ismaele, emigrata nello Yemen e poi  ritornata nel nord. Costoro non fecero nessun tentativo per ritrovare il pozzo, e posero  l'idolo siriano Hubal all'interno della Ka'bah.   Nel IV secolo d.C. circa, un uomo di nome Qusay, membro della tribù araba Quraysh,  discendente da Abramo, sposò la figlia del capo dei Khuza'ah. Alla morte del suocero,  Qusay governò la Mecca e divenne il custode della Ka'bah. Ebbe quattro figli.  Nonostante il più importante e onorato, già mentre il padre era in vita, fosse 'Abdu  Manaf, il padre gli preferì come successore il meno capace primogenito 'Abd ad-Dat.   Lo scontro si verificò nella generazione successiva, quando una metà dei Quraysh si  raccolse attorno al figlio di 'Abdu Manàf, Hashim, che era senza dubbio l'uomo più  degno del tempo. La violenza era tassativamente proibita, non solo nell'area del  Santuario ma anche in un raggio di molti chilometri intorno alla Mecca. Si arrivò  dunque a un compromesso tra le due fazioni: fu convenuto che i figli di 'Abdu Manaf  mantenessero il diritto di esigere le tasse e di provvedere i pellegrini di cibo e bevande,  mentre i figli di 'Abd ad-Dàr avrebbero continuato a tenere le chiavi della Ka'bah e gli  altri diritti. Lungo la via delle carovane e a circa undici giorni di cammello a nord della   Mecca si trovava l'oasi di Yathrib, abitata da tribù di ebrei, ma sotto il controllo di una  tribù araba proveniente dal sud. Questa tribù successivamente si divise in due clan,  Aws e Khazraj, in lotta tra loro. Hashim chiese la mano della donna più influente dei  Khazraj ed ebbe da lei un figlio, 'Abd al-Muttalib, che fin da giovane mostrò di  possedere doti di condottiero. E infatti, alla morte dello zio, a lui venne conferito il  compito di nutrire e dissetare i pellegrini. 'Abd al-Muttalib era rispettato dai Quraysh  per il suo coraggio, e per le doti di affidabilità, generosità e saggezza. Gli mancava  però qualcosa di molto importante per la società araba: i figli. 'Abd al-Muttalib pregò  Dio di favorirlo mandandogli figli, e aggiunse alla preghiera il voto che, se fosse stato  benedetto con dieci figli, avrebbe sacrificato uno di essi alla Ka'bah. La preghiera  venne esaudita, e quando i figli raggiunsero l'età adulta, il padre li radunò e disse loro   del patto con Dio, pregandoli di aiutarlo a mantenere l'impegno preso; li condusse al  Santuario dove ognuno di loro consegnò la propria freccia perché fosse giocata a  sorte. uscì la freccia del più giovane e più amato 'Abd Allah. Le proteste delle donne  della famiglia convinsero 'Abd al-Muttalib a consultare una saggia donna della sua città  natale, Yathrib. Poiché il riscatto di un uomo stabilito alla Mecca era di dieci cammelli,  la donna consigliò di gettare le sorti tra il ragazzo e dieci cammelli. Solo la decima  volta la freccia cadde verso i cammelli: al posto del ragazzo si dovettero dunque  sacrificare cento cammelli. Quella era la volontà di Dio, e 'Abd Allah fu salvo. Il padre  decise allora di dargli moglie e fu scelta una nipote di Qusay, la bella Amina, figlia di  Wahab. Il matrimonio si celebrò nel 569, anno che precedette quello conosciuto come  "l'anno dell'Elefante".    Nascita di Muhammad (S.a.s.). Nel 570, 'Abd Allah fu assente dalla Mecca, poiché  si era recato a commerciare in Palestina e in Siria. Sulla via del ritorno, si fermò  presso la famiglia della nonna, a Yathrib, e 11 cadde ammalato e in pochi giorni morì.  Grande fu il dolore di tutta La Mecca, e l'unica consolazione del padre di 'Abd Allah e  della moglie Amina fu il bimbo nato alcune settimane dopo la morte del padre. Al  neonato, subito portato dal nonno al Santuario e nella Casa di Dio per innalzare una  preghiera di ringraziamento, fu dato il nome di Muhammad (S.a.s.).     Abd al-Muttalib sussurra nell'orecchio   dell'elefante.  Istambul, Topkapi  L'Anno dell'Elefante. Nel 570 lo   Yemen era sotto la dominazione abissina,  e un abissino di nome Abrahah ne era il  vicereggente. Il suo obiettivo era  soppiantare La Mecca quale più   importante centro di pellegrinaggio, e per  questo scopo fece costruire una grande  cattedrale a San'à. Questo suscitò l'ira  delle tribù arabe e un membro di una tribù  affine ai Quraysh decise di profanare la  chiesa.     La conseguenza fu che Abrahah, infuriato per questo gesto, giurò di radere al suolo la  Ka'bah. A tal fine preparò un grande esercito, alla testa del quale mise un elefante, Fu  solo un miracolo divino a salvare la Ka'bah dalla distruzione e l'esercito di Abrahah si  ritirò, sconfitto da stormi di uccelli mandati da Dio per colpire l'armata con pietre  sterminatrici.   Pochi erano gli Arabi che sapevano leggere, ma il desiderio delle famiglie nobili era che   i loro figli imparassero a parlare la lingua araba pura. L'eloquenza e la bellezza del  discorso erano considerati una virtù e i meriti di un uomo in gran parte erano dovuti  alle sue doti di poeta e alla perfezione della sua poesia. La tribù dei Quraysh,  recentemente adattata alla vita sedentaria, era incline ad affidare i propri figli a nutrici  beduine, che li allevavano alla sana vita del deserto. Il piccolo Muhammad (S.a.s.) fu  affidato a una donna di nome Halimah, che aveva il compito di allattarlo e di farlo  crescere all'aria aperta, nei grandi spazi del deserto, con la libertà per l'anima che  questo offre. Il bimbo visse nel deserto per tre anni.   La purificazione. Quando Muhammad aveva tre anni, accadde un episodio molto  significativo, che contribuì alla purificazione del suo spirito. Mentre stava giocando  con il fratello di latte dietro le tende, si presentarono due uomini vestiti di bianco che  recavano un bacile d'oro pieno di neve. Presero il bimbo e lo distesero a terra, gli  aprirono il petto e con le mani gli estrassero il cuore. Tolsero un piccolo grumo nero,  che buttarono via. Poi lavarono il cuore e il petto del bambino con la neve e lo  lasciarono andare. Il racconto del fratellino che aveva assistito all'episodio allarmò la  nutrice, che decise di riportare subito Muhammad alla sua famiglia per timore che gli  potesse capitare qualcosa di grave.    Quando ebbe sei anni la madre volle portarlo a conoscere i parenti di Yathrib. Durante  il viaggio la donna si ammalò e morì in pochi giorni. Il nonno si prese cura del bimbo  rimasto orfano, riversando su di lui tutto l'amore che aveva per il figlio morto. Due  anni più tardi, sul letto di morte, affidò Muhammad (S.a.s.) ad Abu Talib, fratello del  padre del ragazzo, che non fu meno affettuoso e premuroso del vecchio 'Abd  al-Muttalib.   Abu Tàlib aveva tanti figli ed era povero, e perciò il nipote si sentì obbligato a  contribuire al proprio sostentamento, portando al pascolo pecore e capre: passava così  molto tempo in solitudine, tra le colline sopra la Mecca.   Qualche volta lo zio lo portava con sé nei suoi viaggi; all'età di dieci anni circa,  Muhammad (S.a.s.) partì insieme allo zio con una carovana di mercanti diretta in  Siria. A Bostra, sulla via delle carovane dirette alla Mecca, incontrarono un monaco  cristiano di nome Bahira, che conosceva la predizione di antichi manoscritti sulla  venuta di un profeta per gli Arabi. Non appena vide il ragazzo ed ebbe osservato bene  il suo viso, il monaco capi che quello era il profeta atteso e lo comunicò allo zio,  chiedendogli di mantenere il segreto.   Il giovane Muhammad. All'età di venticinque anni Muhammad era di statura media,  di corporatura snella, con larghe spalle; i capelli e la barba erano folti, neri e  leggermente ondulati. Aveva la pelle chiara, la fronte ampia. Gli occhi, con un largo  taglio ovale e ciglia lunghe e folte, erano neri secondo alcune descrizioni, castani  secondo altre.   Muhammad (S.a.s.) rimase celibe più a lungo di quanto fosse solito nella società  araba, a causa della sua povertà. Allora usava sposarsi tra cugini e il giovane invano  chiese allo zio la mano della cugina Umm Hàni, che fu data in sposa ad un altro  cugino per motivi economici e di alleanze tra i clan. Tra i più ricchi mercanti della  Mecca c'era anche una donna, Khadijah, del potente clan degli Asad e lontana cugina  dei figli di Hàshim. Dalla morte del secondo marito, era solita assumere uomini che  commerciassero per lei. Khadijah aveva già sentito parlare di Muhammad (S.a.s.), che  nella città di Mecca godeva la fama di al-Amin, "il fidato, l'onesto". Un giorno  Khadijah gli affidò l'incarico di portare alcune merci in Siria. Al ritorno dal viaggio  Muhammad (S.a.s.) si recò personalmente a casa di Khadijah con le mercanzie che  aveva acquistato in Siria e col ricavato delle vendite.   Khadijah era una bella donna, anche se più vecchia di Muhammad (S.a.s.) di circa  quindici anni. Il guadagno non sembrò interessarla quanto il fascino del giovane stesso:  in breve, mandò un'amica a combinare il matrimonio. Il giorno delle nozze la moglie  donò al marito uno dei suoi schiavi, un giovane di quindici anni di nome Zayd, che  divenne figlio adottivo di Muhammad (S.a.s.). All'età di trentacinque anni, per  sollevare lo zio dalle difficoltà economiche, Muhammad (S.a.s.) accolse il cugino 'Ali  nella sua casa. In quell'anno i Quraysh decisero di ricostruire la Ka'bah e affidarono a   Muhammad (S.a.s.) il compito di collocarvi la Pietra Nera.   Il ritiro. Muhammad (S.a.s.) amava la solitudine e la meditazione, e si recava in ritiro   spirituale in una grotta del Monte Hira', nei pressi della Mecca. Una notte, nel suo  quarantesimo anno d'età, in quello che sarà poi il mese di Ramadan, tradizionalmente  dedicato al digiuno e al ritiro, mentre era solo nella grotta, Muhammad (S.a.s.) vide un  Angelo in forma umana, che (secondo alcune fonti) gli ingiunse di leggere. Spaventato,  Muhammad (S.a.s.) fuggì dalla grotta. Raccontò l'accaduto alla moglie, che corse a  riferire tutto al cugino Waraqah, un hanif (credente monoteista) grande conoscitore  delle antiche scritture. Questi annunciò alla donna che il marito era il Profeta  premesso. A questa seguirono altre conferme, direttamente dal Cielo sotto forma di  rivelazioni. Incoraggiato dalla moglie, Muhammad (S.a.s.) cominciò a narrare  dell'Angelo e delle Rivelazioni a coloro che gli erano più vicini e più cari. I primi ad  accettare le regole della nuova religione, dopo Khadijah, furono il cugino 'Ali, il figlio  adottivo Zayd, e l'amico fidato del Profeta, Abu Bakr, un uomo amato e rispettato,  poiché era di grande cultura, gentile e piacevole. Per suo tramite molti aderirono alla  nuova religione, e anch'egli, come Khadijah, non esitò a dedicare tutte le sue  ricchezze alla causa dell'Islam. Il gruppo dei credenti, uomini e donne, cresceva  sempre più, anche se nessun invito ad aderire alla nuova religione era stato fatto  pubblicamente.    Nei primi tempi dell'Islam i compagni del Profeta andavano sempre in gruppo a   pregare, senza essere visti, nelle vallate vicino alla Mecca. Accadde che alcuni idolatri  li sorprendessero in preghiera e brutalmente li coprissero di insulti. I musulmani  decisero di non far uso della violenza, finché Dio avesse deciso altrimenti.   Quando Muhammad (S.a.s.) proclamò apertamente la nuova religione, i Quraysh  parvero disposti a tollerarla. Ma quando si resero conto che essa si contrapponeva ai  loro dei, alla loro tradizione e ai loro principi, temettero per la loro attività commerciale  e si appellarono ad Abu Talib perché ponesse freno alle attività del nipote. Ma le  pressioni dei Quraysh non ebbero alcun esito. I Quraysh si limitarono allora a una  persecuzione capillare contro i credenti che non godevano di protezioni.   Persecuzioni. La conversione di 'Umar non dissuase lo zio Abu Jahl dal perseguitare i  musulmani. Venne stilato un documento in cui i Quraysh si impegnavano a non  sposare donne del clan di Hashim, né a dare le proprie figlie in matrimonio a uomini  hashimiti, né a vendere o comperare nulla da loro. Circa quaranta capi quraysh posero  il loro sigillo su questo accordo, anche se alcuni di loro furono costretti a farlo e il  documento fu depositato all'interno della Ka'bah. Il bando contro i musulmani restò in  vigore per due anni senza produrre gli effetti desiderati. Infine venne ufficialmente  revocato per iniziativa di alcuni capi che non lo avevano mai condiviso.   Le origini della comunità. Il numero dei credenti aumentava continuamente,  malgrado la crescente ostilità dei meccani nei loro confronti. Accadde anche che il  Profeta venisse aggredito ed insultato apertamente dal maggiore nemico dell'Islam,  Abu-l-Hakam, rinominato poi Abu Jahl, "padre dell'ignoranza". Il Profeta non reagì,  ma si limitò ad alzarsi per fare rientro a casa. Hamza, uno zio del Profeta, venuto a  conoscenza dell'accaduto, si recò prontamente alla moschea, dove era seduto Abu  Jahl con alcuni Quraysh, e lo colpì sulle spalle con l'arco, con tutta la sua forza.  Questi non reagì, per evitare il peggio: anche perché Hamza dichiarò davanti a tutti la   sua adesione all'Islam. Questa nuova vittoria di Muhammad (S.a.s.) allarmò i   Quraysh: la figura di Hamza, grande guerriero, dava all'Islam forza e protezione.   Dopo questo episodio, i Quraysh ritennero necessario trovare un immediata soluzione   per porre fine ad un processo che stava portando alla rovina il loro prestigio tra gli  Arabi e minacciava i loro interessi. Uno di loro si recò dal Profeta, che era seduto da  solo vicino alla Ka'bah, per trattare con lui; ma Muhammad (S.a.s.), oltre a restare  fermo nelle sue posizioni anche davanti a offerte allettanti, continuò a rafforzare la sua  comunità con fedeli sempre più influenti, come 'Uthman, un membro del clan  umayyade degli 'Abd Shams ricco e rispettabile, e con giovani Quraysh, attirandosi  ancor più l'ostilità dei loro genitori. Ben presto il Profeta si rese conto che, se egli  stesso era risparmiato dalle persecuzioni, molti dei suoi seguaci ne erano vittime. Per  metterli in salvo, ordinò loro di trasferirsi in Abissinia. "E' una terra di sincerità  religiosa" disse, "dove c'è un re sotto la cui tutela nessuno soffre ingiustizia". Gli  emigrati furono accolti molto bene in quella terra e fu loro accordata piena libertà di  culto. Questo gruppo, composto da ottanta persone senza contare i bambini piccoli  che avevano portato con sé, costituì il nucleo della prima emigrazione dell'Islam.    Alla Mecca intanto, dopo un fallito tentativo di sabotare la fuga in Abissinia, si  inaspriva la persecuzione contro i musulmani rimasti. Ma accadde anche che il nipote  di Abu Jahl, 'Umar figlio di Khattab, che era stato tra i più violenti esecutori delle  istruzioni dello zio contro i fedeli musulmani, abbracciasse l'Islam. Il suo coraggio lo  spinse a pregare apertamente di fronte alla Ka'bah esortando i musulmani a pregare  con lui.   Nell'anno 619 morì, a sessantacinque anni, Khadijah. La morte dello zio Abu Talib  giunse poco dopo quella della moglie, gravando di dolore l'animo del Profeta e  indebolendo la sua posizione. Nello stesso anno egli sposò Sawdah, quasi trentenne,  anche lei vedova. Alcuni mesi dopo la bella e giovane figlia di Abu Bakr, 'A'ishah,  venne promessa a Muhammad (S.a.s.).   Aws e Khazraj. A Yathrib le due tribù, sempre in contrasto tra loro, cercavano  alleanze con alcune le tribù ebraiche che vivevano nell'oasi. I rapporti, però, erano di  reciproca diffidenza, dovuta al fatto che gli ebrei, monoteisti, non avevano simpatia  per gli Arabi politeisti. Quando gli Arabi udirono che alla Mecca c era un uomo che si  proclamava Profeta, le loro ricerche di alleanza si volsero in quella direzione. Una  delegazione inviata dai capi degli Aws si recò alla Mecca per chiedere aiuto ai Quraysh  contro i Khazraj, ma la risposta fu negativa. Durante l'attesa, il Profeta volle offrire  loro qualcosa di meglio di ciò per cui erano venuti: recitò una parte del Corano. Ma  essi erano restii a convertirsi. In seguito ebbe luogo il quarto conflitto tra le due tribù.   Nel 620, durante il pellegrinaggio, ad 'Aqabah, una località vicina a Mina in direzione   della Mecca, avvenne l'incontro con sei uomini di Yathrib della tribù di Khazraj, che  accettarono di adempiere alle condizioni loro imposte dall'Islam.    Nel frattempo, il quarto e più aspro conflitto tra Aws e Khazraj, avvenuto nella città di  Yathrib, non aveva avuto esiti decisivi e si era concluso con un accordo di tregua  temporanea. I sei messi della tribù Khazraj che avevano incontrato Muhammad  (S.a.s.) ad 'Aqabah portarono il suo messaggio alla loro gente. L'estate dell'anno 621,  cinque uomini rifecero il pellegrinaggio portando con sé altri sette uomini, due dei quali  erano della tribù di Aws. I dodici uomini stipularono con il Profeta un patto, noto  come la Prima 'Aqabah. Un anno dopo, settantatré uomini e due donne strinsero il  secondo patto col Profeta; questo lo incoraggiò a spingere i suoi seguaci perseguitati  dai Meccani a emigrare a Yathrib. In breve tempo tutti i fedeli più vicini a Muhammad  (S.a.s.) abbandonarono La Mecca, ad eccezione di Abu Bakr e del cugino 'Ali.   L'attentato. I Quraysh si accordarono su un piano suggerito da Abu Jahl per uccidere  il Profeta; ogni clan doveva designare un giovane fidato. Al momento opportuno, i  prescelti si sarebbero gettati su Muhammad, sferrando ciascuno un colpo mortale. In  questo modo, il sangue del Profeta sarebbe ricaduto su tutti i clan. I giovani scelti per  eseguire il piano si riunirono presso la sua porta dopo il calar della notte. Ma il Profeta  e il cugino 'Ali si accorsero della loro presenza; Muhammad diede allora ad 'Ali il   mantello verde con cui era solito dormire, chiedendogli di giacere sul suo letto avvolto  nel mantello, per ingannare gli assalitori. Protetto dal velo della notte e dall'intervento  divino, il Profeta uscì dalla casa, si recò da Abu Bakr e fuggì con lui verso Yathrib.   Hijrah, l'emigrazione. Il progetto di un attentato alla vita di Muhammad (S.a.s.) da  parte dei Quraysh, costrinse il Profeta e Abu Bakr a fuggire. Dopo non pochi rischi e  difficoltà, raggiunsero l'oasi di Yathrib il 27 settembre del 622. Muhammad (S.a.s.) fu  accolto con grande entusiasmo, e subito ordinò di acquistare un cortile e di  trasformarlo in moschea. Ai musulmani di Medina il Profeta dette il titolo di Ansar,  ovvero "ausiliari", mentre ai musulmani qurayshiti e delle altre tribù emigrate nell'oasi  attribuì quello di Muhajirun. Le due comunità vennero rafforzate da una terza e il  Profeta stipulò un accordo di mutua collaborazione tra i suoi seguaci e gli ebrei  dell'oasi, riunendoli in un'unica comunità di credenti, in cui erano rispettate le  differenze tra le due religioni.   In breve l'Islam si stabilì nell'oasi, che presto cambiò nome e divenne al-Madina  al-Munawuarah, "la città illuminata". Quando fu completata la costruzione della  Moschea, il Profeta fece aggiungere lungo la parte orientale due piccole abitazioni.  Muhammad (S.a.s.) andò a vivere con le figlie e Sawdah nella nuova casa e dopo  breve tempo furono celebrate le nozze con la giovane 'A'ishah.   In quel tempo era prevalente l'aspetto giuridico della Rivelazione, che prescriveva il  digiuno e l'elemosina e stabiliva in generale ciò che era proibito e ciò che era  permesso. Una rivelazione scesa non molto tempo dopo l'arrivo del Profeta a Medina,  legata allo sviluppo degli eventi, concesse all'Islam il permesso di combattere. A  questo punto la guerra contro i politeisti della Mecca era inevitabile. Un fallito attacco  a una carovana meccana scatenò la prima battaglia tra musulmani e politeisti. I motivi  del conflitto erano molti. Tra questi, la vendetta originata dalla confisca dei beni degli  Emigrati da parte dei Meccani e le ormai pressanti necessità economiche, conseguenti  alla crescita della comunità, il cui mantenimento era a carico degli Ausiliari. Il Profeta  marciò con un gruppo armato di Emigrati e Ausiliari di circa trecento uomini.  Raggiunse Badr, una località a ovest della strada costiera che va dalla Siria alla Mecca,  sperando di sorprendere la carovana di Abu Sufyan, capo clan degli Umayyadi, alleato  dei Quraysh. Ma questi si accorse della manovra e mise in salvo i suoi. I Quraysh,   intanto, uscirono in armi per soccorrere la carovana. Il 17 marzo dell'anno 623 i   Quraysh affrontarono i musulmani con un armata di mille uomini. Fu una battaglia   durissima, nella quale i Quraysh persero alcuni tra i migliori cavalieri e capi dei clan, e  si ritirarono alla Mecca in disfatta. In seguito, ci furono altri due scontri tra musulmani  e Quraysh. In un primo tempo questi ultimi ebbero la meglio (625), ma fallirono  l'attacco decisivo contro Medina (627).   Le battaglie. Durante i due anni che seguirono la battaglia di Badr, i Meccani   risentirono molto delle conseguenze della perdita delle strade carovaniere lungo il Mar  Rosso. L'attacco a una ricca carovana meccana diretta in Iraq, che causò la perdita di  consistenti quantità di merci, rappresentò un grave danno per i Quraysh e li indusse a  intensificare i preparativi di guerra, già in atto fin dalla disfatta di Badr. Lo scontro  avvenne a 'Uhud, una località a nord di Medina. Fu un grande massacro, una disfatta  per i musulmani, con la perdita di parenti e compagni del Profeta. Ma questo duro  colpo non indusse la comunità a rinunciare alla sfida. Nel 627 i Quraysh decisero di  sferrare un attacco decisivo contro Medina. Durante l'assedio, detto "del fossato", la  tribù ebraica dei Qurayza prese le parti dei Meccani, rompendo il patto di alleanza  stretto con il Profeta. Questo atto fu all'origine di un duro scontro tra musulmani ed  ebrei, che ebbe gravi conseguenze per questi ultimi.   L'anno seguente il Profeta decise di recarsi con i suoi fedeli in pellegrinaggio alla  Mecca. Appena seppero della avvenuta partenza dei pellegrini da Medina, i Quraysh,  convocarono un consiglio nell'Assemblea. Nonostante fosse già cominciato il mese  sacro, mandarono duecento cavalieri a sbarrare il passo ai pellegrini. Questi però  riuscirono a cambiare percorso in tempo, raggiungendo il passo che porta a  Hudaybiyah, una pianura al di sotto della Mecca, ai confini del territorio sacro. Per  risolvere la difficile situazione i Quraysh inviarono Suhayl ibn-Amin, noto per astuzia e  abilità, a trattare con il Profeta. L'incontro si concluse con un trattato che stabiliva un  armistizio per dieci anni; inoltre, in quell'anno Muhammad (S.a.s.) e i suoi fedeli non  sarebbero entrati alla Mecca contro il volere dei Meccani e in loro presenza. Il trattato  stabiliva anche che chiunque desiderasse essere legato al patto con il Profeta era libero  di farlo. Fu infine deciso che l'anno successivo i politeisti si sarebbero allontanati dalla   città per tre giorni, per consentire al Profeta e ai suoi compagni di compiere il   pellegrinaggio. L'anno successivo, in base al trattato con i Quraysh, quasi duemila   fedeli compirono il rito del pellegrinaggio nella città completamente vuota, mentre gli  abitanti assistevano all'avvenimento dalle alture circostanti.    Poco tempo dopo, intorno all'anno 630, un'incursione notturna compiuta da una tribù  alleata dei Quraysh contro una tribù alleata del Profeta provocò un morto.   Muhammad (S.a.s.) considerò questo incidente come una rottura dell'armistizio. Non   potendo rimanere indifferente alla richiesta di aiuto della tribù alleata, iniziò i  preparativi per una campagna contro i Quraysh. L'armata era la più grande che fosse  mai partita da Medina e contava quasi diecimila uomini. Quando l'ordine d'attacco fu  impartito l'armata, divisa sotto quattro comandi, entrò nella città della Mecca da  quattro direzioni diverse. L'entrata vittoriosa del Profeta nella sua città natale fu  celebrata solennemente: egli si fece portare prima verso la Ka'bah, quindi al pozzo di  Zamzam per bere. Ritornò poi alla Ka'bah e ordinò di distruggere tutti i dipinti e gli  idoli presenti all'interno dell'edificio.    Dopo la vittoria, il Profeta ritornò a Medina e iniziò a ricevere molte delegazioni da  ogni parte dell'Arabia. Tra queste ci furono anche delegazioni di ebrei e cristiani  provenienti dallo Yemen e da Najran. Il Profeta sottolineò gli obblighi dell'Islam,  imponendo di accogliere con benevolenza i messi incaricati di riscuotere le tasse cui  musulmani, cristiani ed ebrei erano soggetti, e affermò che tutti avrebbero avuto la  protezione di Dio e dello Stato islamico per se stessi, i propri beni e le proprie chiese.   L'anno successivo, il Profeta uscì da Medina alla testa di oltre trentamila uomini e  donne per compiere il pellegrinaggio. In questa occasione stabilì definitivamente il rito  secondo le antiche regole abramiche e pronunciò un sermone che finiva con la  domanda:   "O uomini, vi ho trasmesso fedelmente il mio messaggio?". Alla risposta affermativa,   alzò l'indice verso il cielo e disse: "O Dio, sii testimone!".    Rientrato a Medina, il Profeta affrontò nuovi pericoli, anche se meno rilevanti per  l'Islam, rappresentati da alcuni impostori che si proclamavano profeti.   La morte del Profeta. Un giorno, mentre Muhammad (S.a.s.) si accingeva a recarsi  alla Moschea, la testa cominciò a dolergli come mai prima. Il giorno dopo, l'8 giugno  632, usci per recarsi alla moschea. La preghiera era già iniziata; Abu Bakr, che la  guidava, volle cedergli il posto, ma lui gli fece cenno di continuare dicendo: "Guida la  preghiera!". Tornato nell'appartamento di 'A'ishah, si distese sul suo giaciglio con la  testa sul petto della moglie. Ella lo sentì pronunciare le ultime parole: "O Dio, con la  Compagnia suprema in Paradiso". La testa si fece più pesante sul petto della donna.  'A'ishah adagiò la testa del Profeta su un cuscino e prese a piangere con le altre mogli.    Abu Bakr. Al momento della morte del Profeta, Abu Bakr si trovava fuori città.  Rientrato a Medina, prese in mano la situazione con lucidità e fermezza. Il suo  discorso nella moschea scosse profondamente i fedeli. Dopo aver reso lode a Dio,   disse con fermezza: O gente, per chi voleva adorare Muhammad, invero Muhammad è morto; per chi voleva adorare Dio, invero Dio è Vivente e non muore" Ai musulmani si presentò il problema di stabilire il successore Abu Bakr era stato il compagno più vicino al Profeta e aveva guidato la preghiera quando questi era in vita.  'Umar, davanti ai musulmani riuniti, prese allora la mano di Abu Bakr e gli giurò   fedeltà, seguito da tutti i presenti. Grande fu il dolore di tutta la città di Medina e tutti  gli abitanti si recarono, a gruppi, a rendere l'ultimo saluto al Profeta.    Caro amico, cercatore della verità, la verità ti ripeto la puoi trovare SOLTANTO se chiedi a Dio di togliere il velo nero dal tuo cuore che con tutta la tua buona volontà non puoi trovare da solo. Il mio tempo ti costerà salato il Giorno del Giudizio se non fai tesoro di queste informazioni.

RISPOSTA

Non possiamo accettare come VERE le tradizioni ( in arabo: Hadith) che ci avete qui riportato e vi hanno tramandato i vostri antichi padri. Saprai certamente che le tradizioni · Sahih Al Bukhari · Sahih Muslim · Abu dawood · Al-Tirmidhi · An Nasaj · Ibn Madja

NON SONO AUTENTICHE!!!!

Grandissima parte di queste storie, come quella sotto, sono state FABBRICATE CENTINIA DI ANNI dopo la morte del vostro profeta dai seguaci dell'islam ALLO SCOPO DI CONVALIDARE ARTIFICIOSAMENTE "la missione" del falso profeta di Arabia Saudita. Per dirla in sintesi grandissima parte delle hadith sono escogitate da uomini furbi fabbricatori di religioni!

Saprai che gli i musulmani Shia accreditano come reali solo le loro hadith mentre ritengono le hadith dei Sunniti (quelle citate sopra) decisamente contraffatte e senza credibilità.

E' da ormai troppi secoli che la polemica fra Shia e Sunni A RIGUARDO DELLE HADITH vanno avanti. Certe hadith dicono che quando Maometto viaggiò sul cavallo fù un esperienza mistica...altre hadith affermano DIVERSAMENTE: che, cioè, il suo viaggio fu con il corpo......

BAH!!

Cosa è vero? E cosa non è Vero? Sciogliete dunque prima fra voi musulmani Sunniti e Sciiti questo nodo. Altre hadith sono state copiate direttamente da alcune favole e leggende dei Giudei e di certi simpatizzanti cristiani in Arabia...

Per favore, rilancio la mia affermazione:

Maometto non è un VERO profeta...

ahl el-kitab

Settembre 1999


Salamu' alaykum sono veramente sconcertato dall'idea che, come convertito all'Islam sarei uno strumento degli integralisti allo scopo di Islamizzare l'Italia,le reazioni di gente come lei mi rende invece certo che la mia libera scelta è giusta e che il dialogo al momento non è possibile in quanto ogni volta che si nomina l'Islam si deve subire tutto il trito rosario del "mamma li turchi" .. Io spero che Allah (Gloria a lui l'Altissimo) la ispiri e la converta o che almeno le faccia capire che stà usando tutto il bagaglio razzista sedimentato in 1500 anni di confronto tra Islam e cristianesimo

12/99

RISPOSTA

Caro amico

Da una parte mi fa piacere sentire che Lei sia sconcertato (la medicina amara può far bene e portare alla guarigione). Però non ha frainteso il mio messaggio? Mi spiace che lei sia diventato musulmano...colpa dei cristiani che sono rimasti a dormire invece di portarle la Buona Novella di Gesù Cristo. Non mi spiace la sua conversione perchè io sia razzista...soltanto Dio conosce i cuori. Lei che usa il termine e accusa di razzismo gli altri, sa Lei che il corano è pieno di razzismo contro i cristiani e gli ebrei? Solo per citare un versetto....se le interessa uno studio completo glielo mando in internet così possono leggerlo tutti. "Voi siete la migliore comunità che sia stata suscitata tra gli uomini...."(sura 3:110) Questo per quel che è scritto.... purtroppo accade anche nella vita pratica ... Sa Lei che molti musulmani "non osano avvicinarsi ai cristiani" perché ritengono che facendo così si sporchino spiritualmente (o altre storie simili)? Sa perché? Le risponderanno che i cristiani, come tutti gli altri non-musulmani, sono pagani e pertanto bisogna stare alla larga da loro. Sa Lei che in Egitto i bambini cristiani non vengono fatti stare nella stessa classe con i bambini musulmani? E così facendo trasmettono ai bambini musulmani,innocenti, di discriminare i bambini cristiani.Bella roba!!! caro mio, lei dovrebbe vivere in un paese musulmano (pakistan, egitto, sudan, somalia, iran, iraq, libia, marocco ed altri)e recitare di essere un cristiano...e allora vedrà!!!

Potrei contiuanre fino a scrivere cento pagine.

Nella Bibbia, si invita ad amare lo straniero e a fargli quel che vorremmo fosse fatto a noi... poi, posso essere d'accordo con Lei, non si riscontra altrettanto nella realtà cosidetta cristiana...ma almeno non è scritto nel Libro Sacro di Dio e pertanto non incita i cristiani alla discriminazione come purtroppo accade nel corano per i musulmani.


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